Ne' medesimi tempi del
Mag. Lorenzo Vecchio de' Medici, che fu veramente, per le persone
d'ingegno, vn secol d'oro, fiori ancora Alessandro: chiamato
a l'uso nostro Sandro, e detto di Botticello per la cagione
che apresso vedremo. Costui fu figliuolo di Mariano Filipepi
Cittadino Fiorentino; dalquale diligentemente alleuato, & fatto
instruire in tutte quelle cose, che vsanza è di insegnarsi a
fanciulli in quella età, prima che e' si ponghino a le botteghe;
ancora che ageuolmente apprendesse tutto quello, che è voleua;
era nientedimanco inquieto sempre; ne si contentaua di scuola
alcuna, di leggere, di scriuere o di abbaco: di maniera, che
il padre infastidito di questo ceruello si strauagante, per
disperato lo pose a lo orefice con vn suo compare chiamato Botticello,
assai competente maestro all'ora in quell'arte. Era in quella
età vna dimestichezza grandissima, & quasi che vna continoua
pratica tra gli orefici, & i pittori; per la quale Sandro, che
era destra persona, e si era volto tutto al disegno; inuaghitosi
della pittura, si dispose volgersi a quella. Perilche aprendo
liberamente 1' animo suo al padre,da lui, che conobbe la inchinazione
di quel ceruello, fu condotto a fra Filippo del Carmine eccellentissimo
pittore all'ora, & acconcio seco a imparare, come Sandro stesso
desideraua. Datosi dunque tutto a quell'arte, sequitò & imitò,
si fattamente il maestro suo, che fra Filippogli pose amore:
& insegnolli di maniera che e' peruenne tosto ad un grado,
che nessuno lo harebbe stimato.
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